PRESENTAZIONE: GLI ORIZZONTI
Nel giugno del 2018 pubblicai un libretto dal titolo “La
poesia costruisce l’IO”. Non era un corso di letteratura, ma lo sforzo di
rendere pubblica l’importanza della letteratura nella costruzione della propria
persona. Partendo da me. Avendo insegnato letteratura per decenni in scuole
italiane, brasiliane e francesi avevo molto materiale su cui riflettere, perché
non mi sono mai limitato a raccontare quello che c’era scritto nel manuale.
Soprattutto però non ho mai visto l’arte, e la letteratura in particolare, dal
punto di vista estetico: non era questione di gusti (mi piace, non mi piace),
ma di interesse nella costruzione della mia persona. Mentre costruivo la mia
persona costruivo anche una mia letteratura. Tutte le letture che ho fatto nel
corso di quei decenni si incontravano e si scontravano con questo processo. Per
decenni i manuali di letteratura, dal Salinari-Ricci al Guglielmino di Guida al
Novecento, hanno dato della letteratura un’idea “impegnata”, corrispondente
alla visione storicistica e marxista che la faceva da padrona nel mondo
intellettuale. La grande letteratura era solo quella che parlava del popolo, ma
soprattutto quella che aveva uno scopo politico. Con questo filtro, di fatto la
letteratura moderna, da Baudelaire agli ermetici, era fuga dalla realtà,
disimpegno, codardia fino al disprezzo nei confronti di un poeta “piccolo
borghese e delle piccole cose” come Pascoli. Se aveva senso parlarne era perché
il loro rifiuto della realtà era visto come rifiuto della realtà capitalistica
e dunque portavano acqua al mulino del partito.
Non volevo insegnare letteratura, ma geografia.
Purtroppo, e per fortuna, le norme e la situazione della scuola non me lo
permisero e così ripiegai su “Letteratura e storia”: fu un ripiego salutare che
cominciò a modellarmi e a obbligarmi a una riflessione che forse non avrei
fatto se non avessi incontrato quell’ostacolo. Il Leopardi proposto nel 1978
era diverso da quello che presentavo nel 1982 e ogni anno
aggiungevo-approfondivo qualche elemento, che non era il frutto di letture
nuove, ma il frutto di una riflessione che aveva arricchito la mia persona. Il
quadro che stavo disegnando e dipingendo della mia persona, diversamente da
Dorian Gray, era un quadro incompiuto ma che assumeva sempre nuove forme e
nuovi colori: forme e colori che erano il mio IO, un IO in costruzione.
Nel libretto pubblicato due anni fa mostravo come la
letteratura (e l’arte) avessero contribuito a fare di me ciò che ero. Si
trattava di 24 passaggi in ordine alfabetico che furono il frutto di una
scelta: mi concentravo sui nodi più importanti sapendo che quasi ogni autore,
ogni opera, ogni movimento, ogni quadro avevano lasciato un segno sul mio IO in
itinere e in costruzione.
In questo nuovo libro invece voglio allargare lo sguardo,
ripercorrendo in chiave cronologica, come se fossimo al triennio del Liceo, i
capitoli che normalmente siamo invitati a proporre alle classi. Anche in questo
caso non c’è tutta la letteratura, ma la letteratura italiana (con qualche
proiezione fuori dalla penisola) con la quale mi sono confrontato anno dopo
anno per molti decenni. Renderò ragione delle scelte, e dunque delle esclusioni
(soprattutto nel penultimo capitolo), che vogliono dare al lettore un senso a
quello che ha studiato fermo restando quella che è la chiave di lettura, una
chiave di lettura non estetica ma epistemologica.
In Brasile un professore di italiano non presentava ai
suoi studenti Petrarca perché era “lamentoso” e ironizzava con la frase di una
nota canzone “Dite a Laura che l’amo”. Nella mia carriera di insegnante quasi
nessun docente era in grado di motivare il proprio corso di letteratura: la
maggior parte si limitava a seguire il manuale o un ipotetico programma, mentre
i politicizzati riconducevano tutto alla critica della società creando dei veri
e propri mostri. E così sia gli umili di Manzoni sia i vinti di Verga venivano
forzati verso il proletariato; una raccolta come Allegria di Ungaretti
diventava il segno universale del pacifismo e il finale de La coscienza di Zeno
era un’anticipazione dell’ambientalismo ecologico.
Convinto che la scuola non è un Centro Sociale, ma un
luogo formativo della persona e convinto che la formazione della persona deve
fare i conti con i nuovi approcci del sapere, ho sempre cercato di stare al
passo non con i pretesi bisogni dei miei studenti, ma con le acquisizioni che
la cultura proponeva. La cultura è quel qualcosa che tiene insieme una comunità
e che, come dice la parola stessa, permette di coltivare, dal seme al frutto e
nuovamente dal frutto al seme perché un nuovo frutto venga prodotto.
Non si tratta di andare dietro a nuove mode o nuove
innovazioni tecnologiche; anche se utili, queste non sono fondanti. Non si
tratta neppure di quella generica “cultura generale” di cui si parla spesso e
neppure di una specifica “cultura funzionale al lavoro”. Nel primo caso la
letteratura è qualcosa che non aiuta a costruire la propria persona, nel
secondo caso non serve a nulla. Tanti si sono sbizzarriti sul definire
l’utilità della letteratura e i numerosi giudizi mostrano una varietà notevole che
spesso è il frutto della propria “poetica”; come è giusto che sia. Si tratta
soprattutto di scrittori e critici, persone del mestiere che scriverebbero di
letteratura anche se i lettori fossero solo sette o dodici. Non metto in
discussione quei giudizi, ma credo che in una società di massa come la nostra
occorra fare un passo indietro e chiedersi quale sia il senso della letteratura
per la massa; per questo motivo il punto di vista di un insegnante di liceo è
il luogo privilegiato sia per osservare sia per orientare.
I critici, gli scrittori, i poeti di professione ci
propongono la letteratura per il suo valore sovversivo o introspettivo o
sociale o addirittura politico o simbolico o psicanalitico o testimoniante o
onirico o fantastico-fantasioso o impegnato (modestamente-intensamente) e probabilmente
potremo aggiungere altri valori. Come nella vita quotidiana, possiamo
accatastare tutti questi elementi oppure procedere a una sintesi che li
raccolga e li proietti su un terreno più ampio, comprensibile e significativo. Partendo
da questo secondo punto la prospettiva con cui presento autori, opere e
movimenti ha come riferimento qualcosa che va oltre le specifiche esigenze e può
diventare il terreno comune per il lettore che voglia dare un senso personale a
ciò che legge.
Un senso personale vuol dire che la letteratura offre
qualcosa che permette al lettore di confrontarsi per costruirsi. Nel tempo e
assumendosi la responsabilità delle proprie scelte. La letteratura ha una
qualità che ciò che tutti chiamano “realtà” non ha: essa è sempre più grande e,
a forza di allargarsi, trascende la realtà e permette un incontro e un
confronto che la realtà stessa non può e non può per limiti sia spaziali sia
temporali. Circoscrivere la lettura a campi precisi va contro la vita stessa
della letteratura. C’è una differenza tra la così detta letteratura
specialistica (es. medica, giuridica ecc.) e la letteratura come da sempre si
considera un certo tipo di opere: la prima fornisce strumenti per un settore
professionale, la seconda presuppone come riferimento la totalità
dell’esistenza. Seguendo questa prospettiva abbiamo già un orizzonte verso il
quale muoversi: la letteratura ha senso, cioè significato e direzione, solo se
ci permette di allargare e approfondire la nostra riflessione, sul mondo sulla
vita su noi stessi. Ecco che allora il senso della letteratura non sta in se
stessa, in questa o quella caratteristica che la contraddistingue, ma nel senso
che ognuno di noi riesce a dare alla letteratura. La letteratura è come il
mondo, un universo ricchissimo di forme suoni colori e non serve discutere se il
mondo vale per i monumenti oppure per i paesaggi oppure per il cibo oppure per
le persone oppure…Il mondo vale perché è tutto questo e di più: il tutto è
sempre maggiore della somma delle parti. Il mondo vale perché mi permette un
confronto, che è incontro e scontro, con un universo che va oltre la mia zona
di conforto. Allo stesso modo funziona la letteratura. Essa vale perché mi
offre la più grande messe di materiale con cui confrontarmi e grazie alla quale
posso fare i conti con me stesso. Molti lettori si limitano a leggere libri che
alla fine sono sempre lo stesso libro, diventando in tal modo come i tifosi di
una squadra di calcio o come i sostenitori di una pratica del tipo “life for
surf e surf for life”.
Questo non significa che dobbiamo leggere di tutto e
tanto meno tutto. Qualsiasi libro può essere utile a smuovere qualcosa dentro
di noi e ad aprire un varco che ci permetta un collegamento. Leggere un libro
per trovare conferme a ciò che siamo da un lato ci impedisce di cambiare e
dall’altro è limitativo, perché nessun libro è eguale a un altro e per questo
la conferma che otteniamo è solo qualcosa di estremamente generico e
superficiale.
Nel mio libretto “La poesia costruisce l’IO” ho
parlato soprattutto di ciò che ha contribuito a farmi essere ciò che sono, ma è
solo la punta dell’iceberg; intanto molti altri autori hanno dato qualcosa e
poi da allora ho continuato nella ricerca e nella costruzione.
In queste lezioni seguirò lo schema e i passaggi tipici
dell’insegnamento liceale, in modo tale che possano rappresentare anche una
corsia parallela a chi è impegnato negli studi, costruita in modo particolare,
ma aderente a come ho proposto l’insegnamento della letteratura nella mia
carriera di professore. L’articolazione dei contenuti di queste lezioni è fatta
attraverso risposte che sono allo stesso tempo delle domande in un processo che
è ricorsivo (la risposta influenza la domanda che influenza la risposta), ma
anche, e allo stesso tempo, reticolare, perché in ogni risposta parziale c’è
sempre una zona d’ombra che chiede di essere illuminata. E’ come succede con le
piante, quando scopri che c’è un ributtino, piccolo e quasi invisibile, che non
puoi trascurare, ma che serve a arricchire e abbellire la pianta. Può darsi che
esso dia vita a un ramo più rigoglioso degli altri presenti e può darsi invece
che esso abortisca, ma in letteratura (come nella vita umana) il discorso è
anche più complesso, perché quella zona d’ombra può anche bloccarsi ma può
anche farlo dopo aver posto nuovi spunti. E’ così che nasce una rete di rete ed
è così nella vita di ognuno di noi e nella letteratura.
Nella mia esperienza in particolare all’estero ho
prestato molta attenzione alle nuove acquisizioni epistemologiche che
abbandonavano la separazione tra scienze fisiche e scienze umane. Ho pensato
che la scuola non possa non dialogare con quelle acquisizioni e non mi è
dispiaciuto scoprire che aspetti nuovi come i frattali vengano trattati anche
nelle scuole medie. Sentivo però come mio compito un altro, quello di
avvicinare materie considerate non scientifiche come la letteratura a
quell’universo in trasformazione rappresentato da discipline come la fisica e
la biologia. La scienza della complessità, mettendo in discussione il principio
dell’oggettività e del determinismo come elemento fondante della scienza, ha
aperto un terreno vastissimo in cui anche la letteratura può entrare e avere
voce in capitolo. E’ necessario però un salto nell’avvicinamento alle opere, un
salto che sposti l’attenzione dalla dimensione estetica a quella di conoscenza
e costruzione. Non è un caso che sia stata proprio la letteratura a partire
dalla metà del 1800 ad aver anticipato tanti di quegli aspetti che meno di un
secolo dopo saranno alla base della scienza della complessità. La letteratura
(e in particolare la poesia) cessa di essere rappresentazione della realtà per
diventare strumento di creazione della realtà: è quello che in genere è chiamato
il passaggio dalla mimesi all’epifania.
Questo salto, questo cambiamento, questa anticipazione
trovano nel Leopardi de L’infinito un antesignano, ma in Baudelaire e
Rimbaud i veri iniziatori. Acquisito ciò, la tendenza può essere quella di
sottovalutare la letteratura precedente, ma sarebbe un errore, perché ciò che
succede prima del 1800 esprime comunque una ricchezza tale da non poter essere
lasciata indietro. Come non tutte le pagine di Pascoli esprimono questa nuova
possibilità, così anche in autori medievali o rinascimentali o barocchi
possiamo trovare riferimenti importanti e non semplici tracce di quanto si
sarebbe affermato alcuni secoli dopo.
Le venti lezioni che svolgerò in questa sede allargano
l’orizzonte presentato ne “La poesia costruisce l’IO”, ma non ne
esauriscono le possibilità. D’altra parte rimane valida la stessa prospettiva. La
letteratura è la mia letteratura, non quella che “mi piace”, ma quella in cui
ritrovo aspetti importanti per la costruzione della persona. Quando parlo di
costruzione o creazione faccio riferimento preciso alle acquisizioni della
scienza della complessità e di tutti quei paradigmi che hanno aperto un varco
nella visione statica della Scienza considerata come valore assoluto. Un paio
di esempi possono aiutare a comprendere questo discorso.
Due biologi, Maturana e Varela, hanno mostrato ne L’albero
della conoscenza come conoscere e creare siano strettamente legati, perché
conosco creando e creo conoscendo.
Il neuroscienziato Antonio Damasio ha scoperto come certi
momenti, fino a poco tempo fa etichettati come irrazionali, appartengono di
diritto all’attività neuronale. Il neuroscienziato Edelman ha chiarito che
l’analogia non è componente estetica ma funzione avanzata del cervello. E la
memoria, che in letteratura ha svolto un ruolo fondamentale, è stata studiata a
fondo e svelata ampiamente negli studi di Ramachadran e altri.
Negli ultimi anni di insegnamento avevo riunito le mie
lezioni di letteratura in un Corso di letteratura non deterministica,
perché volevo mostrare come la letteratura fosse uno strumento importante per
avvicinarci alla comprensione di una realtà complessa, rompendo quello che era
uno stereotipo che andava avanti da secoli: la letteratura è soggettiva, la
scienza è oggettiva; la letteratura può essere importante ma non è scienza.
Da quando il Premio Nobel per la chimica Ilya Prigogine
negli anni Settanta del secolo scorso ha pubblicato La nuova alleanza
(tra scienze umane e scienze fisiche) si è realizzato un riavvicinamento tra
questi due mondi nonostante permangano enormi e numerose resistenze. Il senso
di questo nuovo percorso sta nel fatto che anche la letteratura può dare un
contributo nella comprensione della vita, dell’uomo, della realtà. Nelle mie
lezioni a scuola e ancor più in queste che seguiranno ho cercato di mostrare
questo aspetto, mettendo in rilievo come la letteratura non sia quel libro da
tenere sul comodino per procurarci piacere o svago, ma un momento importante
per aiutarci a conoscere e costruire la realtà di cui siamo i protagonisti. Ognuno
di noi fa la sua parte nella crescita della società grazie al proprio lavoro:
non tutti possono essere medici, fisici, tecnici, maestri, parrucchieri. Ognuno
però può attingere alla letteratura per fare i conti con se stesso, assumendosi
la responsabilità delle proprie scelte.
Le lezioni che seguiranno non hanno la pretesa di essere
universali, ma esprimono un metodo che può servire a tutti per dare un senso
alle proprie letture. Mi piace concludere questa introduzione con una frase di
Octavio Paz che non solo è servita alla mia formazione ma esprime in sintesi
quello che la letteratura può darci:
“Ogni testo, aperto o chiuso, esige la morte del poeta
che scrive e la nascita del poeta che legge”.
Brevemente qui il senso dei venti capitoli.
Presentazione |
Gli orizzonti |
Dante Alighieri e dintorni |
Complessità medievale |
Francesco Petrarca |
L’IO comincia a formarsi |
Giovanni Boccaccio |
La molteplicità del reale |
Ludovico Ariosto |
Meriti della fantasia |
Torquato Tasso |
Un altro punto fermo
nella costruzione dell’IO |
Il Barocco, la Scienza |
Il ‘600 non è quello
che si pensa |
Ugo Foscolo |
Tanto, troppo, molto: qualcosa |
Giacomo Leopardi |
Nasce la poesia
moderna, nasce l’IO moderno |
Alessandro Manzoni |
Oltre l’inno alla religione |
Giovanni Verga |
Molto più del naturalismo |
Baudelaire e Rimbaud |
IO e poesia, poesia e
IO-0 |
Giovanni Pascoli |
IO e poesia, poesia e
IO-1 |
Giuseppe Ungaretti |
IO e poesia, poesia e
IO-2 |
Eugenio Montale |
IO e poesia, poesia e
IO-3 |
Luigi Pirandello |
L’IO è nudo |
Italo Svevo |
Un non-romanzo |
Gabriele D’Annunzio |
L’incompreso |
Octavio Paz |
L’ultimo dei moderni,
il primo au-delà |
Gli assenti |
Il perché di una non
presenza |
Prospettive |
Cosa ci aspetta |
E’ mia intenzione proporre un capitolo ogni quindici
giorni.
Gentile Professore, mi interesserebbe l' approfondimento sulla lettura di Giacomo Leopardi. Il mio indirizzo email e': benedetti.anna@tin.it . Grazie, i migliori saluti con molta simpatia. Anna Benedetti
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